Abbiamo incontrato Gianni Autorino, da pochi mesi responsabile dipartimento welfare di LegaCoop Toscana, ma da lungo tempo impegnato nel mondo della cooperazione e con una profonda conoscenza della sua evoluzione negli ultimi vent’anni.
Qual è stato, in breve, il tuo percorso professionale?
Nel mondo del Terzo Settore. Ho iniziato a lavorare per una Associazione che tra le altre cose seguiva la chiusura definitiva dell Ospedale psichiatrico di San Salvi a Firenze e l’apertura di gruppi appartamento in città per pazienti psichiatrici, oltre a collaborare con la Tinaia, un laboratorio di attività creative a scopo terapeutico per pazienti psichiatrici. Successivamente sono passato ad una cooperativa di inserimento lavorativo. Dal 2009 sono stato presidente del Consorzio Metropoli per poi approdare nel 2021 a LegaCoop, dove ora sono il responsabile del dipartimento welfare. Collaboro anche con altri Dipartimenti, come nel caso di Culturmedia, che riunisce oltre 90 cooperative aderenti a Legacoop Toscana nei settori della cultura, del turismo e della comunicazione.
Quali sono le attività del dipartimento welfare di LegaCoop?
Sono moltissime. Forniamo assistenza a circa 150 cooperative che erogano servizi di utilità sociale e operano nei settori dell’infanzia, dei minori, dell’assistenza agli anziani e ai disabili, dell’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. Ci sono anche cooperative di abitanti, di professionisti della sanità e una società di mutuo soccorso. Promuoviamo il loro sviluppo, diamo loro assistenza tecnica e partecipiamo ai tavoli con la Pubblica Amministrazione e i Sindacati, monitoriamo i fondi disponibili e seguiamo aspetti anche nazionali della politica e della legislazione relative al terzo settore.
Conosci SintesiMinerva e le attività della nostra cooperativa?
Conosco bene le attività e le persone responsabili della cooperativa. Ho seguito dall’esterno sia la fusione – un processo naturale di consolidamento seguito anche da altre cooperative – sia la crescita di SintesiMinerva. Ho visto che ha lavora bene nell’Empolese, un’area molto fertile per le iniziative sociali.
Hai vissuto in prima persona oltre vent’anni di cooperazione. Come è cambiato il mondo del terzo settore?
C’è stato un notevole mutamento dovuto soprattutto a fattori legislativi, come ad esempio le normative sugli appalti. Ma sono cambiati anche i bisogni e l’ampliamento del raggio d’azione territoriale. Come sappiamo, le risorse pubbliche si sono ridotte. Le gare d’appalto sono ora digitali, con una certa spersonalizzazione dei rapporti con la Pubblica Amministrazione. Oltre ai consorzi, oggi servono reti di collaborazione tra imprese per affrontare il mercato, dove le cooperative soffrono spesso di dimensioni ridotte e bassa capitalizzazione.
Quali strategie si possono adottare per affrontare il cambiamento?
Innanzitutto l’innovazione, per esempio in ambiti quali l’abitare, i servizi agli anziani, l’integrazione dei disabili e quella multiculturale. Poi affrontando il problema del ricambio generazionale. La generazione che concepiva il lavoro nella cooperazione come un fatto anche politico e una scelta di vita sta andando in pensione e i giovani di oggi hanno valori e concezioni spesso diversi. All’interno di LegaCoop abbiamo discusso il problema e stiamo tentando a dare risposte anche con l’ausilio della Fondazione Noi, per promuovere il pensiero cooperativo in scuole e università e per aiutare le startup della cooperazione con fondi e assistenza. Infine, vista la necessaria professionalizzazione delle figure che operano nel nostro settore, dovremmo riconoscere questo nuovo livello di professionalità: per molte posizioni lavorative serve personale con titoli e qualifiche, e le persone con queste qualifiche hanno investito tempo e denaro, per cui dobbiamo attirarle con proposte di lavoro strutturate e retribuite in modo ragionevole.
In effetti, le cooperative lamentano le difficoltà nel trovare personale. È un problema di retribuzioni?
Esiste certamente un problema di risorse e di livelli salariali. Il recente rinnovo contrattuale del febbraio 2024 ha riconosciuto un importante aumento dei salari, portando un incremento a regime del 15% oltre a misure di migliori condizioni per le lavoratrici e i lavoratori del comparto. A questo proposito, nei mesi passati abbiamo lavorato con sindacati per spingere la Pubblica Amministrazione a riconoscere gli adeguamenti necessari. Con la delibera di pochi giorni fa (n. 12 del 13 gennaio 2025) la Regione Toscana ha stanziato 10 milioni di euro all’anno in piu’ sul budget stanziato nei servizi socio-sanitari di competenza delle ASL. Questi fondi verranno trasferiti alle tre aziende sanitarie toscane per l’adeguamento delle tariffe nei contratti d’appalto e di servizio con le cooperative sociali interessate dal rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Le cooperative saranno così in grado di sostenere gli aumenti dei salari in corso. Si tratta di un gesto significativo a supporto della cooperazione, un esempio a cui credo altre Regioni stiano guardando con attenzione. La delibera è parte della discussione sul cosiddetto Patto per il Welfare che la Regione Toscana prevede di approvare a breve e con cui sono state rese disponibili risorse economiche anche per servizi alla Disabilità, alla Dipendenza da sostanze e alle RSA toscane.